“Quattro anni fa, consapevoli che come CUS avevamo la mentalità e gli istruttori giusti da far crescere e anche la possibilità di trovare credito e grande riscontro fra gli studenti dell'Ateneo e i cittadini, abbiamo intrapreso un percorso difficile, ma allo stesso tempo molto stimolante che ci rendete oggi tutti molto soddisfatti e orgogliosi”. Con queste parole Carla Parolini, Direttrice del Centro Universitario Sportivo di Ferrara, parla del box “CrossFit Red Wall”; ad oggi il primo e solo box regolarmente affiliato ad essere gestito totalmente da un CUS. Rosso, così come il suo muro, questo box accoglie ogni giorno, all’interno di una struttura all’avanguardia, innumerevoli crossfitter della città che, allenati da coach certificati e personale preparato, crescono insieme in un ecosistema sinergico di valori sociali e sportivi condivisi grazie al CrossFit. Fondata anch'essa nella stessa città, GJAV è da tempo partner ufficiale di questo box unico che oggi scopriremo più da vicino grazie alle parole di chi questo posto lo amministra, come Carla, e di chi ci passa svariate ore della propria giornata, come i due coach Michele Venturella e Marco Cecchin.
Iniziamo da quella che, di fatto, è l’Owner del box; la Direttrice del Centro Universitario Sportivo di Ferrara, Carla Parolini.
Ciao Carla e grazie per questa breve intervista.
Puoi dirci quante persone frequentano oggi il Box Red Wall e chi sono? Solo studenti universitari?
Senza parlare di numeri, che purtroppo spesso vengono gonfiati ad arte, ci gongoliamo nel vedere ogni giorno le nostre classi sold out. Quindi direi che a frequentare il nostro box ci sono davvero tante persone. Una crew enorme, fantastica e affiatata dove gli studenti sono solo una parte e il range d'età varia dai 14 ai 60 anni.
Un centro universitario sportivo come Owner di un Box di CrossFit: quali sono le differenze tra voi e le altre realtà private in Italia? Quali i punti di forza e quali quelli di debolezza?
Se non è cambiato qualcosa nelle ultime settimane siamo il primo e solo CUS italiano ad avere un box regolarmente affiliato e ne siamo molto fieri. La nostra forza consiste nell'esperienza sia della gestione di grandi impianti che della conduzione di tantissime attività sportive e di fitness. Il punto debole? Siamo molto grandi e strutturati, quindi anche la decisione più semplice a volte richiede delle tempistiche lunghe in quanto deve passare attraverso diversi pareri e livelli di approvazione a scapito purtroppo dell'efficacia di azioni rapide e veloci.
Come valuti oggi l’impatto del Box Red Wall per il CUS e per la città di Ferrara? Di cose dai primi anni ne sono successe…
Per la città di Ferrara si tratta di un'ulteriore opportunità sportiva legata ai benefici dell'attività fisica che mette in movimento tanta gente. Con lo svilupparsi poi della parte agonistica (organizzazione di gare nazionali e internazionali) ne beneficeranno sempre di più anche altri settori del territorio. Per il CUS sicuramente il box rappresenta un ottimo investimento in termini di entrate e di proposte motorie per i propri tesserati ma se posso sbilanciarmi anche da un punto di vista emotivo Crossfit Red Wall rappresenta soprattutto una grande bellissima sfida vinta contro tutto e tutti.
Una disciplina che, almeno in Italia, è per molti considerata una moda… Paura che l’interesse verso il CrossFit possa finire?
Nessuna paura. L'interesse finirà solo se i coaches, i veri capitani della nave, cominceranno a prendere rotte troppo da "supereroi" dimenticando che il CrossFit nasce come lo sport del fitness e lo sport per tutti, ma posso assicurare che non è il caso del mio staff.
E proprio a proposito di staff, abbiamo raccolto, come dicevamo, anche le impressioni dei due coach del box: Michele Venturella e Marco Cecchin.
Michele e Marco, voi due come avete iniziato con il CrossFit?
MV: ho iniziato quando ancora giocavo a rugby, studiando scienze motorie e frequentando le palestre ed in generale il mondo dello sport iniziavo a sentirne parlare e a vedere video e subito ho pensato potesse essere interessante provare. Ho iniziato con un corso di funzionale, dopo pochi mesi ho fatto L1 (Dicembre 2012) e da lì ho iniziato ad allenarmi ed allenare finché non è diventato il mio sport ed il mio lavoro.
MC: dopo aver smesso di ramare nel 2010 per un brutto infortunio, dal quale mi sono ripreso solo nel 2012, ho scoperto il CrossFit insieme a Michele che mi ha trasmesso questa malattia. Da quel giorno non posso più farne a meno.
Tutti e due laureati in scienze motorie e con differenti esperienze sportive alle spalle anche di buon livello agonistico. Perché avete scelto di fare proprio i coach di CrossFit e quale percorso avete seguito per diventare i coach che siete oggi?
MV: ancora mentre stavo studiando iniziai ad interessarmi al CrossFit, principalmente come metodologia di preparazione atletica per il rugby (io preparatore di rugby con la federazione italiana rugby). Ho iniziato ad allenarmi così, partendo dall'allenamento funzionale ovviamente e ho iniziato a tenere alcuni classi di funzionale. Dopo pochi messi ho fatto L1, da li ho conseguito prima la laurea breve in scienze motorie, ho seguito vari corsi di specializzazione della CrossFit, finchè nel novembre 2014 ho fatto il L2, un corso davvero bello. Quest'anno mi sono indirizzato molto verso la pesistica olimpica e dopo aver fatto il primo livello della FIPE inizierò a breve il corso di II Livello da allenatore. Sono iscritto al corso di laurea magistrale di scienze motorie dell'università di Ferrara, ma qui la laurea arriverà con calma;)
MC: mi è stato proposto più volte di fare il coach di canottaggio, ma dopo 15 anni da atleta mancavano gli stimoli. Nel Crossfit ho ritrovato sofferenza, sacrificio, dedizione impegno e soddisfazione. Le caratteristiche che trovavo nel canottaggio, però con il Crossfit in maniera molto più divertente e varia. Inoltre (lo so, non sono modesto ma è la verità) credo di essere molto portato all'insegnamento. Oltre alla luarea in scienze motorie (triennale e specialistica), ho fatto il L1, qualche corso di specializzazione CrossFit, L2 e ora inizierò, assieme a Michele, il corso di II livello della FIPE.
L’errore che secondo voi un coach di CrossFit e un allievo non dovrebbero mai commettere?
MV: l'allievo non deve mai sopravvalutarsi, ne va della sua salute. Gli errori di un coach non deve mai fare sono praticamente tutti. Ma se c'è n'è uno in particolare è quello di credere di essere arrivato, e vale per qualsiasi disciplina
MC: Secondo me un coach non può permettersi di abbandonare un allievo, anche con l'allievo meno portato alla pratica del CrossFit (patologie permettendo) c'è comunque una via per poter insegnare qualcosa di buono. L'errore che è un allievo non può permettersi di fare, in nessun caso, è prevaricare la figura del coach.
Il CrossFit: uno sport per tutti o non è proprio così?
MV: Ci sono due tipi di CrossFit a mio avviso, il CrossFit come fitness, quello è per tutti. Il CrossFit inteso come sport, come agonismo come competizioni, beh quello proprio non è per tutti. Il CrossFit non è più quello di qualche anno fa, ormai tutti vogliono gareggiare, tutti vogliono competere, sta diventando sempre meno fitness e sempre più sport.
MC: io sono fermamente convinto che il CrossFit sia per tutti purché ci sia apertura mentale da parte dell'allievo che si approccia a questa nuova esperienza. Per quanto mi riguarda ho avuto allievi molto dotati ma con grossi limiti mentali che li bloccavano nel loro percorso perché non potevano accettare l'idea che qualcun altro meno dotato sapesse fare le cose meglio di loro. Le scuse sono il più grande limite di un allievo.
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di essere un box gestito dal un organismo pubblico e non privato come il CUS di Ferrara?
MV e MC: Gli svantaggi potevano esserci all'inizio: se avessimo fallito ci saremmo portati addosso il marchio della disfatta per molto tempo all'interno di questo ambiente. Ai tempi non sapevamo come potesse andare il CrossFit come attività di fitness e ci siamo presi questo rischio. Ora è tutto più facile perché il CUS ci aiuta a realizzare i nostri progetti, potendosi ormai fidare delle nostre capacità lavorative. Essendo all'interno del CUS abbiamo un utenza molto grande che transita dal box e che ha la possibilità di venire a contatto con il CrossFit, anche se magari si trovano nella struttura del CUS per altre attività sportive.
Oggi che realtà vi sentite di essere nella città di Ferrara?
MV e MC: Di cose dai primi anni ne sono cambiate parecchie! Dai primi anni in cui, come tanti, abbiamo iniziato in una palestra con poca attrezzatura, ci troviamo ora in un box grandissimo e super attrezzato. Credo che ormai la realtà del Box all'interno del Cus sia ormai molto importante e considerata. A Ferrara siamo sicuramente la realtà più grande per quello che riguarda il crossfit e oramai tutti ci conoscono. Vediamo se con le nostre iniziative e con il nostro modo di lavorare, in primis con l'organizzazione dell’italian Box Battle riusciremo a farci conoscere sul territorio nazionale e oltre.
Una disciplina che, almeno in Italia, è per molti considerata una moda… Paura che questo momento possa terminare?
MV e MC: Non siamo mai stati amanti delle mode, e il nostro modo di vivere il Crossfit lo dimostra. Ci siamo innamorati di questa disciplina per quello che è e non per come appare. Certamente una piccola fetta di coloro che praticano il Crossfit lo fa per moda, ma crediamo che la parte agonistica del Crossfit manterrà vivo l'interesse della gente per molti anni.